“Non mi devi parlare di altre cose, mi devi parlare di te” #09.
ore 7,03
C’è sempre qualcosa che ti lascia un segno o un sogno. Le edicole, cosa sono le edicole quando sono in ferie? Sono ferme, oggetti vuoti, costruzioni provvisorie. Sembrano abbandonate, piccoli barchini alla deriva, giostre pronte ad essere smontate. Senza giornali, senza riviste e senza giornalaio non esistono. Sembra che tutta la città sia stata abbandonata.
L’edicola che incontro poco prima del parco che ospita i miei allenamenti quotidiani diventa un simbolo se la isoli. Ecco la fotografia può fare questo, rendere importanti le cose, le disseziona, gli conferisce valore. Quando qualcosa, qualcuno viene fotografato diventa protagonista e si presenta sotto una luce nuova. Gli viene esaltata una vocazione, un piccolo germe nascosto. Questa per me è sempre stata un poco “americana”, avete presente alcune foto di Stephen Shore per dirla alla grande, solo che la nostra è in mezzo agli alberi, ma la struttura e il suo non avere niente intorno mi richiama un poco di America., non sarà mai completamente americana e le vette raggiunte dal grandissimo fotografo sono inarrivabili.
C’erano due amici che negli anni ’90 la volevano rilevare, allora era una grande spesa ma anche una fonte di guadagno e di lavoro non indifferente, grandi discussioni collettive di analisi tra pro e contro, fatiche e soddisfazioni, se ne parlava a cena, discussioni che andavano ben oltre la cena. In questo senso la prima accezione di sogni. Erano anni in cui valeva la pena mollare un lavoro sicuro ma alienante per un futuro da condividere e con solo i rapporti umani in carne ed ossa da coltivare, in fondo un’edicola la frequentavano tutti nel quartiere.
E la seconda accezione di sogni è che era (ora non lo è più?) ripiena di cultura, notizie, consigli, passatempi. Ricca. Il piacere di acquistare anche due quotidiani nelle occasioni importanti o diventare luogo di pellegrinaggio la domenica.
Persone. Persone, incontri, mannaggia sempre persone.