Grandi fotografi in Francia – Roberto Carlone

Grandi fotografi in Francia. Un manuale per viaggiare tra luce e fotografia, legami, diorami e la nascita della fotografia.  Se non conoscete Gilbert Garcin un fotografo molto particolare, molto divertente,  per certi aspetti molto ai margini, surreale e veramente artigiano, allora questo viaggio tra i fotografi in Francia ne vale la pena. Vivian Maier in Francia aveva le sue radici, la sua famiglia e ci ha passato la sua infanzia scolare e poi ci è tornata quando aveva 25 anni. Lì c’è la sua sete di infinito, i suoi spazi aperti e il suo paesaggio interiore. Ci nasce la fotografia in Francia e la traduzione che loro danno è molto più stimolante di quella che ci raccontano di solito.

Oggi andiamo tutti insieme in Francia, andiamo a vedere un poco cosa succede da quelle parti. E perchè. Sono molto legato alla Francia per svariati motivi. Estetici ed artistici. 

Francia dunque. Lì ho scoperto una grande umanità e il sapore della storia che si manifesta in tutti i piccoli paesi, in una sorta di continuità architettonica che è stata voluta preservare fin dagli anni ’60. Queste storie vogliono parlarvi dei LEGAMI che ci sono tra gli avvenimenti. Bene. Oggi il fil rouge che ho scoperto è la Francia. C’è un personaggio, un fotografo molto particolare, molto divertente,  per certi aspetti molto ai margini e soprattutto anomalo. La cosa che mi interessa, lo avrete capito, sono le persone un poco ai margini che stanno un po fuori dai riconoscimenti categorizzati, eretici. Lui si chiama Gilbert Garcin. Mister G.

Francia n.1 La fotografia ci nasce. E facciamo una premessa.

La Francia è un poco la patria della fotografia, è stata la madre della fotografia. Lo sappiamo tutti quanti che la fotografia nasce lì. Arriva alla fine di un processo di ricerche che stava diffondendosi in Europa.  Ma il padre riconosciuto della fotografia viene ritenuto Luis Mandè Daguerre che nasce nel 1787 e muore nel 1851, la prima fotografia porta la data del 1839. Viene stampata su una lastra ricoperta di argento e con un a serie di procedimenti chimici si manifesta. Parallelamente a lui sta facendo degli esperimenti anche William Talbot con i suoi disegni fotogenici. Lui invece stampa a contatto delle foglie, delle chiavi, quello che ancora adesso si fa nelle scuole su una carta sensibile, e queste sono le due strade che vanno parallele.

 Francia n. 2 Gilbert Garcin

Ora ve lo presento è questo signore. Purtroppo è morto poco tempo fa, a 90 anni. Lui è stato un fotografo, diciamo, quasi per caso. Nel senso che  pare non avesse mai fotografato nella sua vita fino a quando non va in pensione. Per passare il tempo e vincere la noia si mette a fare fotografia. Lui prima faceva l’imprenditore e costruiva lampadari per appartamenti quindi ha passato tutta la vita a fare questo. Nasce nel 29 a La Ciotat vedete tra Marsiglia e Tolone sul mare in un posto molto bello. Si iscrive e frequenta un circolo fotografico Ancora non sa quello che lo aspetta, ma si butta in questa avventura fotografica. Vince un concorso del loro circolo e il premio, cosa secondo me splendida,  constava in una partecipazione al festival della fotografia di Arles, un seminario. E qui siamo negli anni 90 non è che sia poi tano tempo fa, lui eccolo qua di nuovo ha la trasformazione, la folgorazione.  Con questo workshop viene introdotto all’arte del fotomontaggio, nel senso di ritagliare delle foto, rifotografarle e sperimentare questo metodo. Da qui comincia a costruire quella che diventerà poi anche la sua fortuna e la sua popolarità. Diventa poi un fenomeno a livello mondiale molto importante . Volevo darvi un poco di segnali per farvi capire chi è lui e poi vedremo come fotografa e che cosa fa. Avete presente monsieur Hulot che era interpretato da Jacques Tati nei suoi film, ecco un po’ quel personaggio che lui ricrea e inventa, indossa sempre un impermeabile , molto naif, molto surreale, molto impacciato, molto spaesato soprattutto. Ecco lui prende queste  caratteristiche e le sposta nel mondo della fotografia. Sono foto di solitudine, di infinito, di vuoti, surreali. 

La prima foto che ho visto e ho scoperto è bellissima.  C’è lui al centro di un bersaglio che tira frecce verso l’alto e le altre frecce sono tutte piantate in terra. Quest’arco è un suicidio lancia le frecce in alto e lui è al centro del bersaglio,  già altre frecce sono ben piantate già lanciate giù. 

Un’altra è intitolata “il mulino dell’oblio” un’allegoria sulla vita, una condanna. Qui è presente una delle sue caratteristiche: il mondo che è impossibile da vivere, ci parla di questa fatica pazzesca, di questa impossibilità, dell’ogni sforzo vano. Però nel medesimo tempo angoscia e tenerezza convivono, questo piccolo uomo ci commuove è cosciente. Un uomo inutile.

Oppure sii presenta come buono a nulla dice il titolo, good for nothing, con questa scopa è lì che sta aspettando qualche cosa, la realtà è che questa scopa grava su di lui ignaro e tra poco lo spazzerà via. Tuttavia lo fa con una semplicità estrema con un ‘ingenuità con una leggerezza anche se la situazione è molto pesante, rasenta il clownesco, di sicuro rideremo quando volerà fuori dall’inquadratura.

Questa è un’altra tra le foto veramente splendide. Questo telo che non si capisce se sta sollevando, se sta tirando, se nasconde o rivela se riesce a scoprire. Questa ambivalenza mi piace tantissimo. “Oltre la superficie delle cose” è il titolo.

Ora una foto di quelle più conosciute e famose Il signor G. quest’uomo che vola. E’ un surreale tardivo, che arriva qualche decennio dopo, lo vedete e lo capite, però si ispira anche tantissimo a quella corrente artistica.  Qui lo vedete, a me viene in mente Paul Klee. Una ricerca geometrica. La geometria coniugale. A un certo punto coinvolge la moglie in queste fotografie. Questo quadro che è vuoto e sotto di lui c’è un vuoto infinito, è uno spettacolo del nulla, visionario e onirico, la vertigine che attira. Lui che guarda dentro, come un uomo che assiste a dei lavori in strada. Una delle sue particolarità è proprio quella di essere una persona che si inventa una realtà parallela , una persona che si inventa un altro universo.

E qua incominciate forse a capire quello che lui fa e come lo fa, è la cosa più interessante, e la cosa più incredibile è il modo in cui realizza queste opere e adesso ve lo svelo con questo filmato. Lui si fotografava, poi stampava le fotografie, le ritagliava e le inseriva in un teatrino, in un set cinematografico, in una realtà che si era inventato, costruita con dei piccoli oggetti , questi sono dei cordini, oppure con del materiale recupero e sempre c’era questa sabbia e questa spiaggia anche perchè abitando da quelle parti era molto spinto e innamorato era il paesaggio che conosceva. Ci racconta la foto del palloncino, C’è un fondale che è la fotografia di un cielo. Poi davanti un mucchietto di terra su cui è infilata la sua  fotografia che è costruita con un altra fotografia e non ci sono tantissime parole se non proprio sentire questo peso di qualcosa che lo incatena alla terra e non gli permette di volare come vorrebbe lui, saltare via, vorrebbe andare altrove. E’ un Sisifo impotente e perplesso così forse la pietra non rotola più. Si sente nelle sue foto Albert Camus quando ci racconta che l’uomo nella sua condanna diviene consapevole dei proprii limiti, cerca la gioia dentro questa terribile prigione.

Il tema del volo, il tema di Icaro è presentissimo nelle sue foto. Chiudiamo con quest’ultima che è la foto di chiusura della sua vita, mi sembra no? Con questo nero sta cancellando quella che è la sua passione, tutto il suo mondo quello che si è creato e tutto sta per diventare tutto nero, diciamo che è la sua foto d’addio, mi piace pensarla così.

 E adesso restiamo sempre in Francia e spostiamoci con un salto.

Francia n. 3 Vivian Maier.

 Le mie ricerche fotografiche legate a Vivian Maier. Les Hautes Alpes sono qui vicine all’italia confinano praticamente col Piemonte, sull’altro lato. Si passa il Monginevro e questa è la zona di Vivian Maier.ad est di Gap.  Qui possiamo vedere dei paesaggi che sono stati la cosa che più mi ha incantato. Vivian Maier si trasferisce con la madre quando ha 5 anni e passa tutto il periodo delle elementari. Vengono dall’America dal Bronx.  Questi paesaggi se li porterà sempre nel cuore. Questo potrebbe essere un diorama, difatti nello spettacolo che ho allestito insieme a Caterina Cavallari a volte Vivian è in ombra, sapete lei amava tantissimo fotografarsi in ombra e  ogni tanto compare la sua ombra ed entra dentro queste fotografie, su questa panchina si siede e questi sono i prati che Vivian aveva negli occhi. Questo è proprio veramente il prato che aveva di fronte alla casa di suo cugino dove erano ospitate. Vedete che respiro. Spesso lei veniva qui. Negli anni 50 ritorna in Francia e scatta le sue prime foto.  Qui ci veniva con la bicicletta. Questa chiesa di cui vi parlerò in una prossima diretta, delle sue statue che sono molto particolari. Questo invece è il retro della casa. Foto tratte dal mio libro “L’autre Vivian”, fotografie  di quando ci sono stato la prima volta, c’era un vento incredibile e questo era quello che Vivian Maier vedeva dai cinque ai dodici anni. Questa è la sua casa, questa è la casa di Vivian e qui infatti faccio uso di una sorta di diorama, di una specie di teatrino di ombre cinesi e lei compare sul portone di questa casa e ci racconta delle sue paure.

Francia n. 4 Le buone traduzioni.

Per salutarvi vorrei chiosare su un discorso sula luce e sulla fotografia un poco per chiudere il cerchio di quest’oggi perchè tutti lo sappiamo e lo dicevo all’inizio la prima foto nasce in Francia. Ora vorrei farvi un pezzettino dello spettacolo “Fotografie da appartamento” che faccio in diretta su Zoom, è una diretta in cui suono racconto e vi faccio vedere le fotograie che ho scattato durante la prima quarantena 

La fotografia dicono voglia dire scrivere con la luce.

E’ come se prendessi una cosa che non posso prendere e la passassi su di una superficie per lasciarci una traccia.

A me non piace; mi piacciono di più i francesi che l’hanno inventata un poco loro, la fotografia e dicono “luce che scrive”.

Prima c’è la luce.  

Poi la scrittura, che potrebbe anche non esserci, la scrittura. La luce è lì, colpisce una persona pure o un oggetto. Una collina. La luce invade una parte dell’oggetto, che diventa soggetto, gli mette un accento o gli toglie qualcosa, e tutto si riflette. E questo riflesso di luce viaggia fino ad arrivare all’obbiettivo. Lo attraversa. E Subito dopo entra in un luogo completamente buio. Lì si raccoglie una parte di mondo e, dentro a quel buio, si posa su di una superficie. E’ LA LUCE che scrive sulla pellicola, o su un sensore. E’ QUANTA decido di farne entrare. E’ QUELLO che decido che entri. Prima la luce, poi la scrittura. La luce è la materia prima. La scrittura il mio intelletto.

Questo è quello che mi affascina di più dei francesi. Direi che questo viaggio in Francia finisce qui. Non abbiamo speso tanto, allora possiamo dire che ne è valsa la pena. Se questa piccola produzione indipendente ti ha soddisfatto allora puoi sostenere la mia attività mettendo un sonoro ed entusiastico  mi piace. Se il tuo grado di soddisfazione ti avvicina alle stelle ed hai paura di perderti i prossimi video allora iscriviti al mio canale. Più diventa grande, più verrà conosciuto e contribuirai ad una buona diffusione di un modo diverso e di buon livello della cultura e della sua diffusione sulla rete. Se vorrai effettuare una donazione la potrai inviare al mio conto PayPal robbianda@me.com grazie alla quale aiuterai a migliorare la tecnica di questo canale, sto pensando ad un Green screen per le dirette. Grazie ancora e alla prossima.

Arrivederci a tutti.